Il figlio di Amleto

Il figlio di Amleto (Italia, 2009, 75’, colore)
regia Francesco Gatti
montaggio Francesco Gatti
montaggio dopo la scomparsa dell’autore Giusi Castelli, Damiano Grasselli, Giovanni Maderna, Franco Monopoli, Massimo Salvucci, Gianluigi Toccafondo
montaggio del suono Suite Sound Design
produzione Quarto Film
coproduzione Semisemplice
con il contributo di Fabe S.r.l.
Festival e premi Festival Internazionale del Film di Locarno (2009), Milano Film Festival (2009)

Il film ricostruisce, a vent’anni di distanza, i motivi e le ambiguità di quel rapporto, scoprendone una reciproca infatuazione e dipendenza. Da una parte il giovane artista ammaliato dal grande intellettuale e dalla vetrina milanese; dall’altra l’anziano scrittore, cattolico e omossessuale, con un forte disagio per la propria ricchezza e che non può fare a meno di aiutare chi sta peggio di lui.
Povero e lombardo, ribelle e senza padre, dal viso angelico, isolato e sognatore, “sapiente” e sgrammaticato, Sergio Battarola è stato il prototipo di quei giovani squattrinati e senza padre che Testori aveva amato e aiutato negli ultimi anni della sua vita. Di questi figli Sergio è stato l’ultimo. L’unico rimasto povero.
Il film si incentra sul rapporto padre-figlio che si è formato negli anni in cui Sergio e Testori si sono conosciuti. Rapporto iniziato negli anni Ottanta e terminato al capezzale di Testori, poco prima di morire nel 1993. Da allora il pittore Battarola è sempre rimasto nella sua provincia, senza riuscire più ad approdare al grande mercato milanese. Ogni tanto un articolo su un quotidiano locale, una occhiatina di Sgarbi, una piccola mostra, un prete collezionista o addirittura le lusinghe di un giovane regista, aizzano le speranze di Battarola di poter tornare in auge.

Francesco Gatti è nato a Treviglio (Bg) nel 1977. Vince nel 2000 il Premio Solinas con la sceneggiatura “Storie per dormire”, un progetto notato anche da Goffredo Fofi e da diversi registi italiani che esordiscono in quegli anni, come Giovanni Maderna e Francesco Munzi, con i quali collabora a vario titolo. Negli anni successivi realizza alcuni cortometraggi e i primi documentari, questi ultimi subito improntati ad una personalissima ricerca sul linguaggio, libero e irriverente, e dalla necessità di confrontarsi con budget ridottissimi. La scelta stessa del documentario è in fondo un ripiego rispetto all’aspirazione ad un cinema di finzione che appare inarrivabile, e infatti i suoi lavori non sono mai documentari puri e anzi evocano, talvolta con pungente ironia, talvolta per ribaltarli, gli stilemi e le atmosfere della fiction. La svolta avviene nel 2005, con il documentario “Irreality Show”, premio produttivo Filmmaker doc /10, presentato al Batik Film Festival di Perugia e fuori concorso al Bellaria Film Festival. Il film, dove l’interazione del regista con i suoi protagonisti diviene matura e consapevole, gli conquista la stima della critica più attenta e in particolare, a Milano, di Luca Mosso, che lo supporterà anche come membro dell’Associazione Filmmaker. Dopo il cortometraggio “A relativistic film” (2006, festival Arcipelago di Roma; Festival Internazionale del Cortometraggio di Siena), vince il premio produttivo Filmmaker doc 11 con il documentario “Le regole del gioco”, presentato in concorso al Bellaria Film Festival e al Taranto film Festival. “Gli anni Falck”, documentario di montaggio con l’Archivio Cinematografico della famiglia Falck, realizzato insieme a Giusi Castelli, è del 2007 e partecipa al Bergamo Film Meeting e al FID (Festival International du Documentaire) di Marsiglia.
Francesco Gatti muore nel luglio 2008 a Milano, lasciando un ultimo film, “Il figlio di Amleto”, in fase di premontaggio. Il montaggio viene portato a termine dal produttore e dal gruppo di persone con le quali abitualmente collaborava.

[flv width=”480″ height=”360″]http://www.quartofilm.com/wp-content/uploads/2010/05/trailer-IFDA1Mbps_Strea001.flv[/flv]